La vera (e unica) tutela per l’affiliato (dopo che ha firmato il contratto): l’accordo con il franchisor.
Il contenzioso è un efficace strumento per risolvere i problemi?
Credo che dagli articoli precedenti risulti abbastanza chiaro che l’affiliato, il quale si trovi in “brutte acque” dopo aver firmato il contratto di franchising (e purtroppo senza averlo adeguatamente controllato prima), non può realmente confidare nel contenzioso come strumento per risolvere i propri problemi.
Cosa fare allora?
L’unica, reale possibilità per l’affiliato è quella di riuscire a raggiungere con il franchisor un accordo, evitando un contenzioso. Un accordo che, a seconda dei casi, ponga fine anticipatamente al contratto – a determinate condizioni – o preveda la prosecuzione del rapporto, a condizioni (economiche o giuridiche) diverse da quelle originarie.
Dato lo squilibrio tra le parti, e (generalmente) la scarsa esperienza dell’affiliato, molto raramente questi può raggiungere tale risultato da solo, se non accettando una vera e propria “resa”. E’ quindi in dispensabile, in questa fase, l’ assistenza di un legale. Ma questo, purtroppo, non sempre è facile.
Purtroppo, ancor oggi, gli avvocati hanno, mediamente, scarsa propensione e/ dimestichezza per la conciliazione. Anche se questa situazione sta (fortunatamente) cambiando, ancor oggi molti legali non credono nella conciliazione, o, ancor peggio, non la conoscono e non la padroneggiano.
Già, perché raggiungere un accordo è (spesso) complicato e faticoso. Occorre saper trattare, mediare, negoziare con la controparte, spesso pazientemente e a lungo. E questo implica una certa predisposizione del legale e, soprattutto, implica preparazione, adeguata conoscenza dei metodi, degli strumenti e delle tecniche (almeno di quelle basilari) di mediazione.
In altri paesi – e in primis negli USA – le tecniche di ADR (acronimo che sta per Alternative dispute Resolutions) sono ampiamente collaudate e conosciute dai legali, che le utilizzano quotidianamente e che molto raramente ricorrono al contenzioso per risolvere i problemi dei loro assistiti. Secondo una recente statistica, nel mondo oltre il 90% dei conflitti tra imprese sono risolti al di fuori dei tribunali, attraverso appunto una delle (numerose) possibilità di ADR; e questo per molte ragioni, tra le quali il fatto che i giudici non sono i soggetti più indicati per risolvere in modo efficace i problemi delle imprese. In Italia, invece, siamo ben lontani da questi dati, e prevale ancora un approccio volto al contenzioso. Con gli effetti che abbiamo visto.
Nel campo del franchising, raggiungere un accordo è ancor più difficile e faticoso, in quanto affiliante e affiliato sono in posizione di forte disparità. Il franchisor sa di solito molto bene che in caso di contenzioso con ogni probabilità prevarrebbe, e si approfitta (ovviamente) della propria posizione di superiorità. Ma questo non significa che non vi siano spezi per la mediazione. Un legale capace, preparato e motivato – che non si arrenda di fronte al primo (inevitabile) “no” del franchisor – è spesso in grado di raggiungere un accordo, evitando in tal modo all’affiliato un contenzioso spesso rovinoso.
Certo, come in tutti gli accordi, l’affiliato non raggiungerà mai esattamente quello che si proponeva. Come in ogni accordo, entrambe le parti dovranno rinunziare a qualcosa; e chi rinunzierà di più sarà, generalmente, proprio l’affiliato, data la situazione di inferiorità in cui si trova nei confronti del franchisor. Ma spesso, un accordo accettabile è comunque possibile raggiungerlo; e compito del legale è quello di riuscire a raggiungere il miglior accordo possibile per l’affiliato, nella situazione data.
Se poi non sarà stato possibile raggiungere un accordo, o comunque un accordo in termini accettabili, si potrà comunque avviare una causa; in fin dei conti, l’ultima parola spetta all’affiliato. Sempre.
Avv. Valerio Pandolfini
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